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Decreto sulle Virtu Eroiche.

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Decreto sulle Virtu Eroiche

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Saluto del Postulatore Generale

Eccellenza reverendissima,

a nome di Padre Giorgio Nalin, Superiore Generale della Congregazione dei Rogazionisti, di P. Francesco Bruno, Superiore della Provincia Italia Centro-Sud, dei confratelli di questa Casa Madre, delle consorelle Figlie del Divino Zelo, delle associazioni laicali rogazioniste, nella mia identità di Postulatore Generale legittimamente costituito con mandato di procura e riconosciuto dalla Congregazione delle Cause dei Santi, le do il benvenuto in questo Tempio della Rogazione Evangelica, Basilica-santuario del Cuore di Gesù e S. Antonio, eretto dal nostro santo fondatore Annibale Maria Di Francia, dedicato alla preghiera per le vocazioni, sgorgata dal Cuore Eucaristico di Cristo e luogo di promozione del culto e della devozione a sant’Antonio di Padova, celeste provveditore degli orfani e dei poveri.

In questa Prima Sessione, col rigore del procedimento canonico e, nello stesso tempo, col fasto delle solenni celebrazioni, Lei apre ufficialmente l’Inchiesta Diocesana per accertare la vita, le virtù eroiche e la fama di santità e di segni del Servo di Dio, il sacerdote Padre Giuseppe Marrazzo, religioso professo rogazionista, nato a S. Vito dei Normanni in provincia e diocesi di Brindisi il 5 maggio 1917 e morto a Messina il 30 novembre 1992.

Con la mente e la memoria storica tanti di noi vanno indietro nel tempo, alle ore 16.00 di sabato 21 aprile 1945, quando in questo stesso luogo, il suo predecessore di v.m. mons. Angelo Paino, diede avvio al Processo Informativo Diocesano sulla fama di santità, virtù e miracoli in genere di Annibale Maria Di Francia, sacerdote del clero messinese, fondatore delle Figlie del Divino Zelo e dei Rogazionisti del Cuore di Gesù. Postulatore della causa era il religioso trinitario P. Agostino della Vergine, e Vice-Postulatore il rogazionista P. Teodoro Tusino. Lo stesso mons. Paino per essere libero di fungere da teste (lo sarà effettivamente nella sessione 223 del 26 giugno 1951), rinunziò all’ufficio di Giudice, che gli toccava di diritto, e nominò mons. Rosario D’Andrea giudice delegato ad omnia e presidente del Tribunale della Causa.

Oggi, come allora, questo tempio è ricolmo di persone che hanno atteso con trepidazione, ed ora partecipano con gioia, all’inizio dell’Inchiesta Diocesana che riguarda il SdD P. Giuseppe Marrazzo, primo figlio del santo canonico messinese proposto alla gloria degli altari.

La fama di santità e di segni che circonda P. Marrazzo, già nota mentre era in vita, si è sviluppata subito dopo la sua morte, a partire dalla celebrazione delle esequie, quando una folla numerosissima, che qui si vede per la tradizionale festa di S. Antonio di Padova, partecipò al rito funebre, invadendo l’aula liturgica e le strade adiacenti il santuario.

Erano i penitenti del SdD, grandi e piccoli, religiosi e laici, erano i suoi poveri rimasti orfani, erano i membri delle associazioni rogazioniste da lui guidate, le Zelatrici del Rogate da lui avviate alla comprensione ed all’attuazione della maternità sacerdotale, erano i suoi figli spirituali, giunti da ogni parte della città e della diocesi di Messina, a rendere l’estremo saluto al Prete del popolo, al confessore di tutti che inaspettatamente aveva chiuso gli occhi alla vita terrena per aprirli a quella eterna nel gaudio del Signore.

La santa Messa, concelebrata da una quarantina di sacerdoti regolari e diocesani fu presieduta dall’arcivescovo mons. Ignazio Cannavò che nella sua omelia delineò la fisionomia umana e spirituale dell’uomo di Dio votato al servizio dei più poveri, nell’estenuante ministero dell’ascolto delle confessioni sacramentali. Quello stesso giorno, un gruppo di persone cominciò a mobilitarsi ed a raccogliere le firme perché il corpo di P. Marrazzo, come era avvenuto per Padre Annibale, fosse tumulato in questo santuario, luogo che l’aveva visto per quasi cinquant’anni nell’esercizio del suo ministero, a servizio del popolo di Dio.

In verità, già il 1968 il settimanale messinese La Scintilla, in occasione della celebrazione del 25° di sacerdozio di P. Marrazzo aveva affermato che proprio alla sua attività di apostolo indefesso e intelligente si deve in gran parte l’importanza di questo santuario nella nostra città. Il 1978 poi, il suo predecessore, il SdD mons. Francesco Fasola, inaugurando i locali del Tempio della Rogazione Evangelica a seguito dei lavori di restauro, con parole dense di gratitudine e di ammirazione affermava che questo santuario era la clinica spirituale di Messina della quale il P. Marrazzo era il medico di guardia.

Il desiderio e la richiesta di avviare una regolare e canonica Inchiesta Diocesana per accertare l’eroicità delle virtù e la fama dei segni che circonda la vita e l’opera del SdD sono letteralmente esplosi in occasione del decimo anniversario della sua morte, il 30 novembre 2002. La spontanea raccolta di circa 8000 firme convinse i confratelli della Casa Madre ed i Superiori Maggiori dei Rogazionisti ad inoltrare all’arcivescovo di Messina la richiesta di introdurre il processo di beatificazione e canonizzazione.

Se ne fece interprete sollecito ed entusiasta il Superiore della Provincia Italia Centro-Sud Padre Mario Lucarelli che, valutando il grande profitto spirituale derivante da ciò all’intera Opera rogazionista ed ai tanti fedeli e devoti della città e diocesi di Messina, il 1° giugno 2003 inviò al Superiore Generale la richiesta formale perché la Congregazione dei Rogazionisti, attraverso gli organi preposti al riguardo, chiedesse al vescovo diocesano di introdurre il processo di beatificazione e canonizzazione del SdD.

Il Superiore Generale P. Giorgio Nalin, memore del caro ricordo delle virtù di P. Marrazzo e della memoria ancora viva tra quanti, religiosi, sacerdoti e fedeli laici lo avevano conosciuto ed incontrato come vero uomo di Dio, il 9 giugno 2003 accolse la petizione ed il giorno stesso diede mandato a P. Riccardo Pignatelli, allora Postulatore Generale, di avviare le procedure previste per verificare la possibilità di introdurre la causa di beatificazione e canonizzazione.

I passi successivi rigorosamente compiuti secondo le indicazioni legislative della Chiesa e la prassi della Congregazione delle Cause dei Santi, ci hanno portato ad oggi, lunedì 5 maggio, all’apertura dell’Inchiesta Diocesana della Causa di beatificazione e canonizzazione di P. Marrazzo con la celebrazione della Sessione inaugurale.

Eccellenza reverendissima

Noi Rogazionisti abbiamo raccolto il comune sentire di numerosi confratelli e consorelle, di fedeli ammiratori, di figli spirituali, penitenti ed amici di P. Marrazzo, la sua clientela spirituale, che riconoscono in lui l’uomo virtuoso distintosi particolarmente nell’esercizio della carità pastorale nel sacramento della riconciliazione, onde viene chiamato a Messina apostolo della riconciliazione. «Animo sereno e pacato giudizio, secondo sant’Annibale sono due doti di cui deve essere fornito un confessore, maniere affabi­li e paterne!». Queste doti sono una costante nelle numerose testimonianze su P. Marrazzo.

Mettiamo tutto nelle sue mani ed in quelle dei venerati Officiali dell’Inchiesta Diocesana, sicuri che in questa loro opera si realizzerà la volontà di Dio sul nostro caro confratello che ha lasciato un buon odore di Cristo e la testimonianza evangelica di vita sacerdotale e religiosa sulle orme del buon Pastore.

Più volte il suo predecessore mons. Giovanni Marra mi ha confidato: «Qui in Messina non ho mai sentito da parte di sacerdoti e laici alcunché di negativo sul conto di Padre Marrazzo, anzi solamente cose positive ed ammirevoli, soprattutto in riferimento al suo carisma del confessionale e della sua carità verso i poveri e gli ammalati». Queste espressioni mi hanno riportato alla mente quanto Padre Annibale scrisse nell’elogio funebre per il canonico Giuseppe Ardoino, suo insegnante di teologia morale: «La stima degli ecclesiastici superiori è qualche cosa; è il termometro più esatto della bontà di un suddito. La loro approvazione o disapprovazione ha un peso maggiore di ogni altro; imperocché i superiori ecclesiastici hanno dei particolari lumi di Dio, a conoscere le buone o cat­tive qualità delle anime a loro commesse» (Discorsi, Elogio funebre per il Canonico Ardoino, p. 9).

Alla stessa maniera, il più bello elogio alla cara memoria del nostro amato P. Marrazzo, sarà la stima tutta particolare che di lui hanno avuto gli Arcivescovi di questa diocesi.

Mi auguro che questo comune sentire venga opportunamente evidenziato e gioiosamente confermato nella fase diocesana dell’Inchiesta con il prezioso corredo dell’escussione dei testi e la raccolta di tutta la documentazione.

Da parte mia e del mio più stretto cooperatore qui a Messina, il vice-postulatore P. Mario Magro, mentre garantisco la piena collaborazione per la ricerca della verità tutta intera, assicuro altrettanta fedeltà alle responsabilità che mi sono state affidate, per la gloria a Dio ed il bene delle anime.

E, concludo con un sapiente riferimento al valore dell’autentica santità, tratto dal già citato elogio funebre di sant’Annibale per il canonico Ardoino: «Secondo la fervida immaginazione di molti, una san­tità insigne verrebbe solamente costituita da un clamoro­so intreccio di fatti prodigiosi, di azioni singolari, che hanno dell'ammirabile e del sovrumano, di atti straordi­nari di una virtù trascendentale, che stupisce e traspor­ta. Per costoro, una vita apparentemente ordinaria non può formare una nota di bontà elevata. Eppure non è così. Una virtù circondata di molto prestigio e di molte clamorose apparenze è talvolta vuota di vero spirito, è talvolta di gran lunga inferiore a quella virtù soda e massiccia, che costituisce il vero giusto». (Discorsi, Elogio funebre per il Canonico Ardoino, p. 9).

Queste espressioni, credo, si possono applicare alla vita, all’opera ed alla testimonianza del SdD P. Marrazzo. Egli stesso scriveva «Sento che la mia vita per me stesso non ha significato, ma è per gli altri (Zagarolo 16 maggio 1974). Sento il bisogno di riempirmi tutto di Gesù, tutto, tutto, per non potermi occupare che di Lui, solo Lui e le anime affinché lo amino (Zagarolo 26 giugno 1974). Sento dentro questa realtà: non vivo per me, ma per Gesù, per le anime (Zagarolo 13 agosto 1974). La mia aspirazione è: essere il padre, il buon pastore in mezzo alle anime (Zagarolo 4 ottobre 1974)».

La sua esistenza umana non è stata mai circondata da consistente prestigio, mai da clamorose apparenze. Forse proprio per questo si è determinata in lui una virtù che, speriamo, sia giudicata soda e consistente e, se è volontà di Dio, possa aprire la strada per il riconoscimento ecclesiale di una autentica santità.

Messina 5 maggio 2008.

P.Angelo Sardone

Postulatore Generale dei Rogazionisti.

 

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