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Apostolo d’avanguardia

“Apostolo d’avanguardia”

Padre Marrazzo aveva “l’odore del Buon Pastore”.

 

«Questo vi chiedo: di essere pastori con “l'odore delle pecore”, pastori in mezzo al gregge». Con queste parole Papa Francesco si è rivolto al clero di Roma nella sua prima messa crismale. Una felicissima espressione, molto realistica, forse poco comprensibile per molti ragazzi che non hanno mai visto una pecora! Padre Marrazzo è stato un pastore con l’odore del gregge, perché sempre immerso tra coloro che il Signore gli ha affidato: penitenti, ammalati, poveri, anziani, giovani, sposi, famiglie e bambini. Egli, da quanto mi risulta, non usa l’espressione di papa Francesco; afferma invece che:«Bisogna essere tutti del Signore e saremo apostoli di avanguardia. Quando l’anima è del Signore, non occorrono raccomandazioni… Gesù stesso suggerisce…». In pratica afferma che il pastore deve avere “l’odore del Buon Pastore”,essere “tutto del Signore” per portare l’odore del Signore, il buon odore di Cristo, come dice l’Apostolo. In fin dei conti se si è del Signore e si sta a Lui vicino, ci si impregna del suo “odore”; dell’“odore” dell’uomo vero, l’“odore dell’Agnello”, l’“odore del Pastore misericordioso”.

 

“COSA VUOI FARE?”

Nel 1974 il Superiore Generale fece un’indagine tra tutti i rogazionisti inviando un questionari in cui leggiamo anche questa domanda: «In quale settore pensi ti possa meglio realizzare?». Padre Marrazzo, che allora aveva 57 anni, risponde: «In parrocchie, nell’insegnamento del catechismo nelle scuole elementari». Desiderava stare tra la gente, non per perdersi in chiacchiere, ma per fare il prete. Era un bambino nel senso evangelico e si trovava bene tra i bambini. Per altro verso avvertiva che i bambini cercavano il Signore e frequentemente non lo potevano incontrare per l’indifferenza dei genitori. Permettetemi un ricordo personale. Mi trovavo, verso mezzogiorno, in un ufficio postale, a due passi dalla chiesa, una bambina chiese alla mamma: «Andiamo in chiesa a trovare Gesù!». Lo chiedeva con la stessa insistenza con cui i bambini chiedono un giocattolo. La risposta fu secca e amara: «Finiscila!Non abbiamo tempo!». Ci sono molti modi soft per tenere i bambini lontano dal Signore; padre Giuseppe lo sapeva per esperienza.

 

SECONDO IL CUORE DI CRISTO

In una preghiera del lontano 1947 chiede a Gesù: «Rendimi apostolo del tuo Cuore. Per il tuo amore, per le tue piaghe, per il tuo nome, rendimi sacerdote secondo il tuo Cuore: zelante il tuo onore; fammi lavorare in mezzo alle anime; dammi il fervore dell’apostolo; che io muoia soffrendo per le anime; la mia gioia è salvarti anime, soffrire per loro». Essere prete secondo il Cuore di Cristo significa lavorare in mezzo alle persone con lo stile del Buon Pastore, dedicarsi al gregge fino a dimenticare se stesso, proiettato nel servizio degli altri anche a costo della vita, perché il bene del gregge è la gioia del Pastore. Essere pastore con “l’odore del Pastore” dà senso alla vita, alla fatica e anche alla morte: infatti il Buon Pastore offre la vita per il gregge.

 

LA GIOIA DEL BUON PASTORE

L’anno successivo, nel 1948, a conclusione degli esercizi spirituali, don Peppino si rivolge ancora a Gesù per chiedere ciò che più gli sta a cuore: «Dammi la tua benedizione, voglio portarla dovunque, a tutte le anime che tu mi affiderai, tutte quelle anime che hanno pregato e sofferto per me; Gesù, dammi il tuo amore, la grazia di portare il tuo amore dovunque; mandami anime, quelle che portano tanta gioia al tuo cuore e all’animo mio. Tu sai ancora qual è il segreto desiderio dell’animo mio: essere il sacerdote apostolo di Messina. Tu sai tutto». A noi non è dato entrare nel mistero del cuore di padre Giuseppe. Conclude la sua preghiera affidandosi al Signore che conosce i segreti del cuore. Notiamo anzitutto la sintonia di interessi tra il suo cuore e quello di Gesù buon pastore: chiede anime, «quelle che portano tanta gioia al tuo e al mio cuore». Di che cosa si tratta? Dei peccatori! «Gesù, vorrei essere nel cuore di tutti i peccatori e convertirli, portarli a te, per darti la gioia di cui tu stesso hai parlato: “Si fa più festa in cielo per un peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza”; così per darti la grande gioia di perdonare e di fare festa nella tua casa, nella tua famiglia».

 

GIOIA CONTAGIOSA

Padre Marrazzo è stato pastore secondo il cuore di Dio, in sintonia con l’unico Pastore, di cui è stato il buon profumo. Per tutti ha avuto tempo e una parola buona; è stato l’uomo della gioia perché prediligeva i peccatori, desiderava incontrali, li cercava; la sua gioia consisteva nel perdonare. Per questo poteva dichiarare con semplicità: «Mi sono immedesimato della gioia che Gesù stesso ha provato; Gesù trasmette la sua gioia al suo sacerdote. È una gioia divina! Quanto più misera è l’anima, quanto più grande il suo pentimento, tanto più grande la gioia del sacerdote. Sono le gioie che egli incontra nel ministero della confessione». La confessione riempie di gioia la pecorella ritrovata, ma anche il sacerdote che amministra il sacramento della riconciliazione. Una gioia contagiosa. Anche questa gioia è“odore delle pecore”.

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