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Il gioco degli specchi

In padre Marrazzo il riflesso di sant’Annibale 

di Agostino Zamperini

 

In padre Marrazzo era chiara e forte la volontà di «diventare santo, ma non da solo». Egli desiderava, pregava e si adoperava perché il Santuario di Sant’Antonio fosse un giardino di Santi. In effetti, per quello che ci è dato constatare, il Santuario è stato voluto, costruito e abitato da un santo: Annibale Maria Di Francia; e per oltre quarant’anni ha visto la presenza del Venerabile servo di Dio Giuseppe Marrazzo, considerato santo dal popolo.Quando, il 1° giugno 1927, Sant’Annibale si è addormentato nel Signore il nostro Peppino aveva 10 anni, essendo nato a San Vito dei Normanni (Br) il 5 maggio 1917, qualche giorno prima dell’apparizione della Vergine a Fatima. In teoria i due avrebbero potuto incontrarsi e Giuseppe potrebbe aver sentito parlare di Sant’Annibale che dal 1909 frequentemente si recava ad Oria (BR), distante una ventina di km da San Vito. Congetture a parte, l’esperienza ci dice che senza Sant’Annibale non avremmo il don Peppino che conosciamo e, - a dire della gente - senza don Peppino Sant’Annibale non avrebbe avuto a Messina un testimone fedele. Comunque, il nostro Venerabile ha conosciuto Annibale Di Francia perché, essendo entrato tra i Rogazionisti, ne ha sentito parlate, ne ha letto la biografia e gli scritti. Lo ha conosciuto, imitato e seguito sulla via della santità. 

INNANZITUTTO, L’AMORE A GESÙ

Nell’imminenza della festa dell’Immacolata del 1943, il nostro giovane sacerdote elenca una serie di grazie da presentare alla Vergine; in primo luogo, avverte il bisogno «dell’amore vero a Gesù Sacramentato, della compunzione del cuore, della virtù dell’umiltà, confidenza nella misericordia di Gesù e della carità verso tutti perché, se non ho io queste belle virtù, come le posso insegnare e far praticare agli altri? Quando predico non mi crederanno!». E aggiunge: «Fammi vivere da vero Rogazionista, secondo ciò che vuole il Padre Fondatore. Ma in questa festa sopra tutte le altre cose ti chiedo: l’amore di Gesù». Vivere da Rogazionista secondo lo stile di padre Annibale significa innanzitutto amare Gesù, imitare Gesù, diventare Gesù. Infatti, a fondamento della vita e dell’apostolato del Di Francia troviamo Gesù, come egli stesso ricorda nell’autoelogio funebre dichiarando che seguì la vocazione al sacerdoziocon «l’intento di volere essere tutto di Gesù e guadagnargli anime». Non esitò a riconoscere di essere «soggiogato dall’amore di Gesù». Per questo soleva ripetere a padre Vitale e ai suoi figli: «Innamoratevi di Gesù Cristo!». Tutti i suoi atti, insomma, tutti i suoi scritti, tutta la sua vita fu compresa di questo santo amore, per cui poteva dire con l’Apostolo: Non ego, sed Christus in me vivit! (Gal 2,20). 

QUELLO CHE CONTA NELLA VITA

Ad un confratello che gli chiede qualche suggerimento per alimentare la vita spirituale, padre Giuseppe indica «come programma giornaliero l’insegnamento del nostro Fondatore che ho fatto mio: “Innamoratevi di Gesù”,  amarlo e farlo amare. Questo è quello che conta nella vita. Le mani al lavoro e il cuore a Dio. Tutte le pratiche di pietà servono a questo».Manifestava il suo amore a Gesù imitando alcuni atteggiamenti tipici di sant’Annibale: «Il viaggio – annota in una pagina del diario risalente al 1973 - è stato normale, tra preghiere, qualche parola con gli altri, lunghi sguardi su Gesù presente in noi; ogni tanto il saluto a Gesù [presente sacramentalmente nelle chiese che intravedo] passando per le diverse città, come faceva il padre Fondatore». 

LA SANTITÀ: QUESTIONE DI INNAMORAMENTO

Convinto che tutti, indistintamente, siamo chiamati alla santità (cf. LG 39-42), esortava tutti indistintamente ad innamorarsi di Gesù, come evidenziato da innumerevoli testimonianze. Ne segnalo alcune. Un confratello sacerdote è convinto «che la vita di don Peppino sia stata vissuta nel comunicare agli altri l’amore verso il Signore, come innamorato pazzo di Lui». Infatti, una casalinga rammenta che «era innamorato di Gesù e ci diceva: “Bisogna innamorarsi di Gesù”». Un avvocato che si confidava con Lui asserisce: «cercava di attutire i vari problemi e mi raccomandava di mettere Gesù al primo posto. Mi diceva di farmi santo e di innamorarmi sempre più di Gesù», ed era contento quando vedeva anime innamorate di Gesù, anzi le cercava come sant’Annibale. La signora Matilde Sagone – sposa e madre - che ebbe in don Peppino una guida illuminata per vivere il carisma della maternità sacerdotale, assicura che «Fu sempre spinto dalla gloria di Dio; soprattutto, diceva: “Innamoratevi di Gesù”». Ogni donna cristiana, e in particolare la mamma sacerdotale, sull’esempio di Maria, deve essere tutta di Gesù e per Gesù sostenendo con la preghiera il figlio sacerdote perché s’innamori sempre più dell’unico sommo Sacerdote. 

IL GIOCO DEGLI SPECCHI

Innamorarsi di Gesù portargli le anime di cui Gesù è assetato! Questo è il filo conduttore che passa dalla vita di Sant’Annibale a quella di padre Marrazzo. Proprio grazie a questo filo chi lo ha frequentato poteva dire di riconoscere in Lui il Di Francia perché ne «rispecchiava il carisma nella carità e nel trattare il prossimo». «Da lui, come da Padre Annibale, andavano i nostri poveri. Il suo atteggiamento era amorevole verso tutti, rispecchiava il carisma del Fondatore nella carità». Il popolo riconosceva in Lui l’immagine di sant’Annibale e alcuni glielo dicevano, come egli stesso, non senza un pizzico di orgoglio, confida a Matilde Sagone. «Vengono anime da tutte le parti vicine e lontane ad attingere conforto, luce, ristoro; proprio quello che si dice di Te, Gesù, lo dicono anche di me - e sono contento – mi dicono pure che dopo il Padre Di Francia, sono io… Anche Tu, mia mamma, una volta mi hai scritto: “...Quello che parla di meno del Padre Fondatore sei tu, ma sei quello che lo vivi di più. Gesù, vivo per il tuo Sacerdozio”. Non ho aspirato ad altro nella vita che la salvezza delle anime, amarle come le hai amate Tu, o Gesù. L’unico pensiero assoluto, predominante, assillante è stato: portare le anime a Te, o Gesù». In conclusione, sorge spontanea l’obiezione: ma don Peppino, di chi è specchio? in chi si è specchiato? a chi assomiglia? A Gesù o a sant’ Annibale? Per un verso desiderava essere talmente assimilato a Gesù da essere chiamato padre Gesù e non padre Giuseppe; per altro verso si specchiava nel Fondatore. Alcuni dicono che chi si avvicinava a Lui incontrava Gesù, mentre altri affermano che era lo specchio di sant’Annibale! Chi era veramente padre Marrazzo? Era lo specchio di Gesù e di Padre Annibale. Siamo al gioco degli specchi. Gesù è lo specchio di Annibale. Gesù e Annibale sono lo specchio in cui si specchiava don Peppino.

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