“Amare e farmi santo!
Non ho altra aspirazione”
Ricorre il 100° anniversario della nascita del servo di Dio p. Giuseppe Marrazzo.
Ha perseguito l’unico desiderio della sua vita: “Farmi santo!”.
“UN’UMILE VITA D’AMORE”
Ho in mano il quotidiano di Messina “Gazzetta del Sud” del 1° dicembre 1992, giorno successivo alla morte di padre Marrazzo. Tra le tante notizie di cronaca ne trovo una dal titolo insolito “Un’umile vita d’amore” firmata da Gino Bartolone. La riassumo per voi. «Padre Giuseppe Marrazzo era un sacerdote rogazionista. Nulla di più. Ma qui c’è proprio tutto. Sacerdote. Non ho mai incontrato un prete come lui. E questa mia e
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Una sorella di nome Teresa
Per entrare nel cuore di Padre Marrazzo, bisogna ricordare che ha avuto per sorella e maestra Teresina di Gesù Bambino
Il 22 luglio 1957, festa di Maria Maddalena, è stato un lunedì speciale per don Peppino, una giornata indimenticabile.
Ritornato a Padova, dopo un breve soggiorno a Desenzano del Garda (Bs), apprende la notizia del trasferimento a Messina e trova una lettera spedita da Lisieux, in cui la superiora del Carmelo l’assicurava che «Santa Teresa si farà sua sorella». Come un bambino il pensiero corre subito a Colei che ha tessuto la trama di questo incontro: «Mamma, grazie e perdonami, vedrò cosa f
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La gioia di perdonare i peccati
Per padre Giuseppe confessare significa
“fare il mestiere di Dio” e sperimentare qualcosa
della gioia del cielo, dove si fa festa per un solo peccatore pentito.
Non so se vi siete mai chiesti cosa passa nel cuore e nella mente del Sacerdote prima, durante e dopo la confessione. Ci si può veramente sbizzarrire nelle risposte, formulando mille ipotesi, e magari passando da un estremo all’altro. Qualcuno può pensare che il Sacerdote rimanga sorpreso, scandalizzato, ma forse anche edificato non solo per penitenti che non hanno commesso peccato (che non esistono) ma soprattutto perché sinceramente addolora
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Come Gesù misericordioso
Padre Marrazzo nella sua vita ha un unico modello: Gesù misericordioso, inviato dal Padre non per condannare, ma per salvare il mondo. È consapevole di “essere Gesù” che accoglie l’adultera e Zaccheo, risana i lebbrosi, siede in compagnia dei pubblicani e dei peccatori. Si sente nei panni del Padre misericordioso che attende pazientemente il figliol prodigo; sa di essere il buon Pastore che cerca la pecorella smarrita; è consapevole di essere sacramento di Gesù medico, venuto non per i sani, ma per gli ammalati. Si definisce taxista di Dio. Sempre in attesa di “passeggeri” da portare all’unica meta: le braccia del P
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